Ho scelto evidentemente un titolo provocatorio ma, vi assicuro, non è privo di qualche allarmante verità.
Inizio da alcuni fatti avvenuti negli Stati Uniti qualche decennio fa.
Dal paradiso artificiale alla realtà sperimentale: MPTP Story
Una vicenda consumata quasi 40 anni fa, quando negli U.S.A. si rivelarono alcuni casi di malattia di Parkinson giovanile in comunità di tossicodipendenti che facevano uso di una droga oppiacea, la meperidina (MPPP).
In breve. Nel 1976 Barry Kidston, studente di chimica di 23 anni del Maryland, sintetizzò nel piccolo laboratorio di casa la MPPP e si iniettò il prodotto. Purtroppo, nel corso del processo della sua sintesi illegale della MPPP, produsse accidentalmente anche la MPTP, sostanza simile alla precedente ma in grado di provocare nel giovane, e in breve tempo, la comparsa dei sintomi classici della malattia di Parkinson.
Il National Institute of Mental Health trovò tracce di MPTP nel suo laboratorio, sperimentò la sostanza sui ratti ma non evidenziò dati interessanti che la collegassero alla malattia (né, purtroppo, ritenne che il cervello dei roditori fosse “diverso” da quello dei primati!) e la faccenda si chiuse lì.
Barry Kidston fu trattato con discreto successo con la terapia per la malattia di Parkinson. Alcuni anni dopo probabilmente si suicidò con una dose letale di cocaina. Ma la storia non finisce qui.
Nel 1982 a sette persone di Santa Clara County in California fu diagnosticata la malattia di Parkinson dopo che avevano fatto uso di MPPP contaminato con MPTP a causa dello stesso errore nel procedimento chimico di sintesi illegale. Stavolta il neurologo J. William Langston confermò che la sostanza responsabile era certamente l’MPTP dopo aver verificato i suoi effetti sui primati, le scimmie, molto più vicine a noi rispetto ai roditori.
L’MPTP ha, quindi, la proprietà di provocare la morte delle cellule dopaminergiche della sostanza nera, un’area di neuroni produttori di dopamina posta nella profondità del cervello, in maniera del tutto simile alla “vera” malattia di Parkinson. Per tale motivo da allora viene impiegata per creare modelli sperimentali della malattia nella scimmia, permettendo così un ampliamento delle conoscenze di questa drammatica malattia.
Il preambolo americano, per quanto affascinante e nello stesso tempo doloroso, non è fine a se stesso. Serve a enunciare una verità. Si ritiene, infatti, che sostanze simili alla MPTP facciano parte della struttura chimica di alcuni erbicidi (ad es. il Paraquat) impiegati per molti decenni in Europa fino a pochi anni fa: è un dato inquietante che conferma riscontri provenienti da lavori scientifici degli anni settanta relativi ad una maggiore incidenza di malattia di Parkinson in persone che hanno vissuto in un contesto agricolo.
Arriviamo ai nostri giorni, alla trasmissione di Milena Gabanelli Report su RAI 3, alla puntata del 3 maggio 2015, quando l’inviata in Indonesia, il paese maggior produttore dell’olio di palma, Sabrina Giannini, ha presentato un allarmante servizio su questo olio che è il più diffuso tra gli oli alimentari adoperati in tutto il mondo per uso alimentare (merendine, cioccolata, biscotti, brodi e zuppe, dolciumi, torte, grissini, brioche, persino in creme al cacao spalmabili “equo-solidali” (in quest’ultimo caso al posto del burro di cacao).
Dietro il 50% delle etichette dei prodotti industriali e la generica dicitura grassi vegetali c’è l’olio di palma. Però lo sappiamo da 5 mesi, da quando le aziende sono state costrette a dichiararlo in etichetta, ha commentato la giornalista, aggiungendo in un altro momento della sua indagine: i frutti della palma dopo il raccolto vengono sterilizzati con il vapore; in seguito vengono snocciolati, cotti, pressati e filtrati. L’olio che se ne ricava è di colore rossastro per via dell’alto contenuto di beta-carotene. Peccato che il processo di raffinazione distrugga i carotenoidi e gli antiossidanti. I grassi saturi (quelli che fanno male…) invece restano.
La Giannini ha ricevuto un netto diniego da parte della principale ditta indonesiana intervistata quando ha richiesto di potere osservare le modalità di spremitura e di raffinazione.
E questo è un altro dato che rivela misteri su cui indagare per tentare di risolverli pur agendo in quei paesi lontani.
Ma l’altro elemento critico, che ci collega direttamente alla storia americana dell’MPTP e allo scopo di questo articolo, è rappresentato dall’uso dell’erbicida Paraquat, vietato in Europa e in totale in almeno 32 paesi (lo scorso aprile la Cina è divenuto il 33° paese a vietare questa sostanza).
L’olio di palma è quindi il protagonista in negativo sia in ambito nutrizionale (da un punto di vista alimentare, peraltro, non è considerato così salubre) sia in quello ambientale. Da tempo gli animalisti hanno additato l’olio di palma come il responsabile della morte degli oranghi, mentre gli ambientalisti ritengono che la propensione a coltivare la palma è stata e continua ad essere la responsabile di una deforestazione selvaggia e dei conseguenti cambiamenti climatici.
Sabrina Giannini: negli ultimi 30 anni l’Indonesia ha tagliato e poi bruciato foreste pluviali pari alla superficie di Italia, Svizzera e Austria. Ogni ora sparisce l’equivalente di 300 campi di calcio di foresta nel sud est asiatico a causa dei commercianti del legno che poi lasciano spazio alle piantagioni di palma.
Certamente non ci tranquillizza aggiungere a questo preoccupante scenario la possibilità che un’alimentazione ricca di cibi contenenti quest’olio, prodotto con l’aiuto di dosi abbondanti di Paraquat e poi raffinato ed elaborato chissà come, possa essere imputabile di un aumento di casi di malattia di Parkinson.
Per chi volesse documentarsi consiglio la lettura, tra gli altri lavori scientifici prodotti di recente, di uno studio tutto italiano: G. Pezzoli, E. Cereda. Exposure to pesticides or solvents and risk of Parkinson disease. Neurology, 2013; 80 (22): 2035 DOI: 10.1212/WNL.0b013e318294b3c8 Neurology May 28, 2013 vol. 80 no. 22 2035-2041.
Inoltre: Caroline M. Tanner et al. (tra cui J. William Langston). Rotenone, Paraquat and Parkinson’s Disease. Environmental Health Perspectives, 2011; DOI: 10.1289/ehp.1002839
Ferdinando Schiavo
Materiale tratto in parte da Malati per forza: gli anziani fragili, il medico e gli eventi avversi da farmaci dello stesso autore. Maggioli Editore 2014