Anziani e parkinsonismo: nel soggetto anziano la fisiologica perdita di neuroni dopaminergici è stimata al 10 % l’anno e può giustificare quelle alterazioni di prestazioni motorie simil-parkinsoniane (come la lentezza del movimento, la deambulazione con passi piccoli, la curvatura del tronco in avanti, ecc.) abbastanza tipiche di diverse persone in età avanzata. Tale sintomatologia presenta una risposta alla L-DOPA scarsa e di breve durata, o il più delle volte assente, ben differente dalla buona risposta che si ottiene in genere nella MP, in cui la carenza di dopamina è determinata dalla morte neuronale di più specifiche aree cerebrali.
La perdita neuronale in diverse aree cerebrali conferma, quindi, la fragilità dell’anziano nel campo delle patologie del movimento: a questa fragilità concorrono alcune categorie di farmaci, che agiscono in senso peggiorativo in concorso con la suscettibilità individuale, l’età, il sesso, la tipologia del farmaco, il suo dosaggio, la durata del trattamento.
I medicinali incriminabili nei parkinsonismi appartengono a diverse classi e vengono consigliati per malattie neurologiche, psichiatriche ed anche generali: psicosi e turbe comportamentali, vomito, nausea e difficoltà digestive, vertigini, emicrania e cefalea a grappolo, aritmie cardiache, epilessia, depressione, ipertensione arteriosa.
I farmaci non devono essere demonizzati ma usati in maniera corretta… e i pazienti vanno adeguatamente seguiti dedicandogli il tempo indispensabile e la qualità della comunicazione informata necessaria!
Testo in parte ricavato da Ferdinando Schiavo. Malati per forza: gli anziani fragili, il medico e gli eventi avversi neurologici da farmaci. Maggioli Editore 2014.
Di cui, di seguito, l’incipit:
Se ti udrà un medico di schiavi, ti rimprovererà: “ma così tu rendi medico il tuo paziente!”
Proprio così dovrà dirti, se sei un bravo medico! Così affermava Ippocrate ribadendo la necessità di un adeguato e costruttivo rapporto di informazione fra medico e paziente.