La diagnosi: le demenze sono come un mazzo di fiori diversi
Molte malattie del cervello, a volte anche di altri organi del corpo, possono provocare alterazioni delle facoltà cognitive sotto forma di velati disturbi o di chiara demenza. Si deve costantemente tener conto di questo concetto basilare quando ci si imbatte in un caso “nuovo” e si intraprende il necessario lavoro di ricerca della causa, che come primo passo deve mirare a individuare un’eventuale forma reversibile, determinata da lesioni espansive cerebrali, idrocefalo, ematomi traumatici, ipofunzione della ghiandola tiroidea o paratiroidea, iposodiemia provocata da diverse condizioni (tumori, anche extra-cerebrali, farmaci, ecc.).
I processi patologici del encefalo che più di frequente causano demenza sono comunque legati a fenomeni degenerativi e vascolari.
La sintomatologia è sostanzialmente in relazione alla “sede” anatomica e “quantità” del danno, ovvero alle aree cerebrali coinvolte e danneggiate, e in parte alla specificità del “tipo” di processo distruttivo neuronale che è in atto, diverso per ogni malattia degenerativa. Queste informazioni servono a comprendere sin da ora le numerose variabili che condizionano la comparsa dei sintomi cognitivi e comportamentali che stanno alla base dell’universo Demenze, proprio come in un ricco mazzo di fiori diversi.
La demenza di Alzheimer (AD) rappresenta circa il 60% delle demenze e appartiene al gruppo delle malattie neuro-degenerative, in cui sono presenti altre forme di demenza, la MP e i parkinsonismi, la malattia dei motoneuroni (SLA), le coree degenerative, ed altro ancora.
Negli ultimi venti anni si è assistito a uno sviluppo senza uguali nella medicina, e in particolare nelle scienze neurologiche, grazie all’accrescimento delle conoscenze fisiopatologiche (normale e alterato funzionamento del nostro cervello), genetiche, dei fattori di rischio, all’affinamento di criteri e mezzi diagnostici (basta pensate alla TC, alla RM, alla SPECT e alla PET), al perfezionamento di altri sistemi di ricerca e sofisticati strumenti di valutazione. Sono “emerse demenze nuove”, ma in realtà sono state riconosciute e codificate patologie preesistenti in natura, come la demenza a corpi di Lewy (LBD), la demenza fronto-temporale (DFT: “erede” della demenza di Pick, neuroscienziato vissuto nell’epoca di Alzheimer), la degenerazione cortico-basale (DCB), la paralisi sopranucleare progressiva (PSP), l’evoluzione frequente verso la demenza della malattia di Parkinson, la corea di Huntington, ecc.
LBD in breve: allucinazioni visive complesse, parkinsonismo, disturbi cognitivi “diversi” dall’ AD classica, cadute, sincopi, alterazioni comportamentali nel sonno REM, ecc.
DFT in breve: nella più frequente forma frontale, disturbi comportamentali di vario tipo, età “presenile”, genetica più pronunciata.